L'Italia è un Paese caratterizzato da forti contrasti strutturali ed economici tra le diverse aree: le regioni italiane differiscono notevolmente in termini di modelli demografici, performance economica, benessere e qualità istituzionale. Uno sguardo più approfondito rivela che nel 21° secolo tutte le regioni italiane hanno perso terreno rispetto alla media UE (anche la Lombardia, l'area economicamente più forte del Paese). Il rapporto sulle disparità italiane mostra che il Paese ha distinte disuguaglianze geografiche in termini di crescita, possibilità di occupazione e creazione di ricchezza.
La crisi economica e finanziaria del 2008 e le relative misure di austerità avevano già esacerbato queste differenze di lunga data tra Nord e Sud; ora gli impatti regionali della COVID-19 probabilmente creeranno nuove fratture. L'ampiezza e la gravità delle disparità regionali, in particolare per quanto riguarda il mercato del lavoro, richiede un riorientamento delle politiche regionali, non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo, verso (i) investimenti pubblici, soprattutto nella sanità e nell'istruzione, per stimolare l'attività economica nel breve periodo e per incidere sul potenziale di crescita economica a lungo termine; (ii) il sostegno all'occupazione (anche attraverso nuove assunzioni nel settore pubblico); (iii) una nuova governance multilivello in cui sia riaffermato il ruolo preminente del governo centrale. È necessario un nuovo approccio per lo sviluppo regionale.
Dr. Tobias Mörschel
Direttore Friedrich-Ebert-Stiftung Italia
Philipp Fink, Director Friedrich-Ebert-Stiftung Nordic Countries Office
philipp.fink(at)fes.de, tel. +46 8 454 65 91
David Rinaldi, Director of Policy Studies
Foundation for European Progressive Studies
david.rinaldi(at)feps-europe.eu , tel. +32 (0)2 234 69 00